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DELROY WILSON

(The Boy Wonder)

Non credo che avrò mai il tempo di scrivere una biografia completa e dettagliata come il personaggio meriterebbe, ma voglio approfittare della recensione di questa compilation dal titolo (tratto dall’omonimo pezzo del 1972) "Cool Operator" per parlarvi di Delroy "Boy Wonder" Wilson, cantante di indubbio talento.
Delroy Wilson, dato il cognome, aveva deciso fin da piccolo di fare il cantante, a cominciare dal coro della scuola, lontano nel tempo, durante gli anni ’50, periodo di grande successo per il R&B – musica che lui adorava - a Kingston, città che gli aveva dato i natali nel 1948.
A soli 12 anni, dopo un’audizione, viene "ingaggiato" dal Sig. Coxone che prende, lo piazza su una cassa di Red Stripe perché non arrivava al microfono tanto era piccolo, e gli fa cantare "Joe Liges", una canzoncina-invettiva, scritta da Lee Perry, contro Prince Buster, il più aggressivo avversario di Coxone nel periodo di massimo successo dello Ska.
Ed infatti Delroy ricordava come il Sig. Dodd, voleva che lui fosse il "missile" che doveva colpire il creatore del sound system "Voice Of The People" ed abbatterlo ma, diceva Delroy, "Buster sembrava possedere un superpotere: manteneva saldamente la propria posizione"(da "Reggae" The Rough Guide).
In tale ottica, sempre scritta da Perry, venne registrata anche "I Shall Not Remove", successivamente raccolta, circa 6 anni dopo la sua uscita in 45 giri, nell’omonimo ellepì (del ’66 ma contiene materiale dei primi ’60), insieme a "Joe Liges" e altri brani facenti parte della Storia della musica Ska come "Treat Me Right", "Pray For Me" e "Bend My Love", che connotano decisamente Wilson come "cantante sentimentale".
Delroy, lo si trova anche "sparso" qua e là in varie compilation del periodo "early Ska", come su Ska Authentic vol. 2, con "Love Abiding" e "Spit in The Sky" in History of Ska Vol. 2 che sono, come le altre accluse nel citato "I Shall Not Remove", canzoni in una vena ancora molto R&B, alla maniera dell’Aitken di prima maniera ma senza quella patina "Blues" che caratterizza quest’ultimo artista.
E’ nell’annata di maggior successo dello Ska che Delroy, comincia a trovare una connotazione artistica personale, o, meglio, l’adolescenza passava e la voce da "sbarbo" si stabilizzava.
Nel 1965 con "I Want Justice" Delroy, il nostro "Cool Operator", si produce in uno dei più eccitanti e "cattivi" brani Ska di quel periodo d’Oro.
Allineata sulla scia del rallentamento generale verso cui andavano i ritmi suonati nelle sale di registrazione dell’isola dall’inizio del 1966 è, invece, "Look Who’s Back Again", soave duetto del Nostro con l’incantevole Keith "Slim" Smith (Techniques, Uniques).
Ma è durante il periodo Rocksteady (‘66/’67) che Wilson si imporrà come uno dei migliori interpreti del Soul giamaicano, contribuendo non poco all’affermazione del "nuovo ritmo" con "I’m In A Dancing Mood" un pezzo che invita – inevitabilmente - a ballare la sua musica, che sarà tra i suoi più duraturi successi e, quindi, immancabilmente presente nella raccolta "Cool Operator" nella sua ottima rilettura Reggae anni Settanta.
Infatti, arrivati a questo punto della storia, posso anche cominciare a dirvi qualcosa del CD "Cool Operator" di cui – come spero ricorderete - questa che leggete vorrebbe esserne la recensione.
Scrivo ora del disco perché durante gli anni Settanta Delroy, sempre tra velocissimi picchi di successo e altrettanto rapide discese, ripropose (quasi tutti per il produttore Bunny Lee) parecchi suoi successi del periodo Rocksteady.
Dal suo 2° lp per Coxone, da titolo "Best Of" sottot.: "Original 12" ed io aggiungerei: vero capolavoro Rockstady, è tratta "Riding for A Fall" un brano originariamente dei Tams americani e cover decisamente "azzeccata" per Wilson che ebbe un ottimo successo di vendite; in questo cd è rivisitata da Delroy nel 1976 ; anche la bellissima "Trying To Conquer Me", sempre scritta a 4 mani con Perry, proviene da quell’ellepì, godetevela nella versione più recente di questo cd.
Dal suo 3° ed ultimo album con la Studio One di Coxone "(Feel) Good All Over", invece, sono tratti la funky-soul "Can’t Stand It" (uno dei miei brani preferiti ), l’eccellente "Rain From The Sky", "Once Upon A Time" e la stupenda "I’m Not A King" (quest’ultima splendidamente coverata da Prince Buster nella geniale versione "vietata ai minori" nel 1969) che ci dà la possibilità di valutare anche le capacità componitive di Delroy visto che, questa volta, il testo è tutta farina del suo sacco.
La cosa che colpisce di più, oltre alla bellezza dei brani in sé, e che sembrano veramente brani completamente diversi; non è questione di ritmi, è questione di interpretazione di quel che Delroy cantava, era come lo cantava.
Le suddette canzoni sono infatti tra i pochi casi in cui una cover mi piace di più degli originali.
Dopo l’ultimo album uscito per Coxone nel 1969, Delroy, con un altro "fuoriuscito" da Studio One Stranger Cole (oggi StranJah Cole), fonda l’etichetta W&C che non ebbe grande successo commerciale; passa poi sotto la guida del produttore Bunny Lee (recentemente scomparso), da questo alla signorina Pottinger, per la qual registrerà la splendida "It Hurts"; per tornare, infine, da Bunny Lee, nei cui studi registrerà "Better Must Come" (traccia n.° 3 del cd), una delle sue composizioni a cui il suo nome resterà maggiormente legato; era il 1971.
Interprete dei sentimenti, artista schivo e sfortunato, Delroy ha una statura di interprete del Soul giamaicano veramente notevole se si dà ascolto alle sue versioni di canzoni come "Suspicion di Elvis, "Closer Togheter" di Curtis Mayfield, "Take It Easy" di Hopeton Lewis o le altre due "cover" presenti in "Cool Operator": "Sun Is Shining" e la stupenda "I’m still Waiting", entrambe di Marley.
Infatti, non si può che essere d’accordo con Rick Glanvill (compilatore delle note del booklett ) quando dice, a proposito della versione di "Suspicion", che Wilson era, ancora nei primi anni Ottanta, capace di prendere una canzone come quella e farti dimenticare l’originale. Ascoltatele e capirete.
Purtroppo, Delroy Wilson, aveva i casi suoi ed il suo modo di affrontare una carriera che dopo le glorie del periodo Rocksteady e Reggae dei’70, è stata in continuo declino per tutta la metà del decennio successivo, è stato quello di bere; bere per dimenticare anche di essere un eccezionale artista, bere per dimenticare di essere uomini; bere perché, comunque, è meglio che farsi di crack (purtroppo moda in voga a Kingston).
Così, alla giovane età di soli 46 anni, nella primavera del ’95, Delroy è annegato in tutto quel bere, non concedendoci più di realizzare il sogno di vederlo, magari accompagnato da una Ska band di quelle con le "contropalle", cantare "I Want Justice" o "I’m Not A King" dal vivo. Peccato.
"Cool Operator", dunque, rende giustizia ad un artista che, al di fuori dei circoli Reggae, non ha mai goduto, immeritatamente, di alcuna considerazione ma la cui memoria, certo, non si perderà.
Jah bless You, dear "Boy Wonder".


 

A cura di Sergio Rallo




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