Skabadip is back

 

22 Agosto 2001

Voodoo Glow Skulls (Brescia)


Nelle torride serate d’agosto generalmente non si sa che fare. Troppo caldo, poi non c’è in giro un gran ché. Quasi quasi non vale nemmeno la pena di impegnarsi a guardare cosa ti riserva la serata.
E così, un giorno, il 22 agosto, per l’appunto, quasi per caso e non ricordo nemmeno come, vengo a sapere che la sera stessa ci sarebbe stata l’unica data italiana dei Voodoo Glow Skulls a Brescia, una quarantina di km da casa. Ho deciso, ci vado; e subito immagino Alessandro mentre fa finta di non conoscermi, mentre Sergio è improvvisamente colto da un attacco di colecistite acuta accompagnata da fastidiose coliche gassose. E per infierire già mi ritrovo a pensare a cosa scrivere nell’articolo dedicato alla serata.
L’unico problema resta arrivare a Brescia.

Ora, io sono un pessimo navigatore, a 35 anni riesco ancora a perdermi dentro al supermercato, però, orientarsi nella splendida città di Brescia, è da sempre per me un incubo. So arrivare all’Ikea, ma oltre l’Ikea per me è come se la terra finisse. Così mi muovo preventivamente e chiedo indicazioni a Nadia che a Brescia è di casa come l’uvetta nel panettone. Grazie alle sue indicazioni mi dirigo verso la direzione opposta rispetto alla meta prevista, ma l’incontro con due gentili vigili urbani mi riporta sulla retta via. Nadia: un mito, una leggenda.
E così, dopo qualche giro turistico per la luccicante periferia di Brescia e la romantica zona industriale della città, eccomi finalmente arrivato alla festa organizzata dalla locale Radio Onda D’Urto, emittente che mi si dice essere molto interessante che ma che tra le caverne della mia città non si piglia.
L’ambiente è di quelli, diciamo così, libertari. Per molti aspetti sembra di essere a bordo della macchina del tempo di H.G. Wells e di ritrovarsi catapultati in una sorta di Woodstock nostrana. L’atmosfera è molto gradevole, l’aria che si respira non ricorda molto quella puzzolente delle zone industriali delle grandi città, e anche la location, molto grande, si dimostra accogliente. E’ pieno di ristoranti, librerie, stand etnici, immigrati che vendono i loro prodotti (i famosi "negrozi". Battutaccia, scusate).

Giro e rigiro e la mia attenzione, guidata dalla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, viene attratta dallo stand del Fronte di liberazione del Kurdistan, dove alcune persone dall’aria simpatica e sorridente, cucinano il Kebab. Fantastico!! La gola si impossessa di me e me ne mangio due nel tempo record di 5 minuti e 27 secondi netti. A rimetterci sarà l’alito forse, data l’overdose di cipolla, ma ne val la pena. Ricorda un pò il Big Mac, però non so se si può dire, ed in ogni caso è molto meglio.
A panza piena si ragiona meglio, quindi veniamo al concerto. Il pubblico la dice lunga su ciò che è legittimo aspettarsi da questa serata: hardcore.
La fascia d’età è quella post-puberale e pre-adolescenziale.
Ho contato: 12 magliette dei NOFX, 8 degli Shandon, 6 dei Punkreas, 5 con la scritta Punker, 3 col faccione di Sid Vicious, due dei Sex Pistols e degli Exploited e una rispettivamente dei canadesi SNFU e dei californiani Lag Wagon. Creste multicolorate in discreta quantità e borchie come se grandinasse. Punk’s not dead insomma. Fuck off!!

Una premessa è d’obbligo: effettivamente, trovare una qualche traccia anche remota di Ska nella musica dei VGS è impresa ardua. O meglio, i loro dischi sono farciti di un hardcore punk con fiati e chitarrona distorta che spesso accenna un levare piuttosto originale e alla velocità della luce. Se questo basta per classificare una band nel novero di chi fa Ska, allora mettiamoci dentro anche la banda comunale di Trescore Balneario, quella di Cedegolo e quella di Foresto Sparso. Fatto sta che pure io tengo i loro dischi tra quelli Ska, dopo i Ventilators e prima delle compilations.
Nei loro dischi, come dicevo, c’è un qualcosa che rimanda ad uno Ska-core estremo, violento, irriverente, rozzo ma comunque divertente. Quel termine, "rozzo", non piace nemmeno a me ma rende l’idea. A me piace il punk rock, apprezzo l’hardcore; ma il punk e l’hardcore sono rozzi, santo cielo. Lo ska no! Qualcuno mischia i generi con classe e originalità, non faccio nomi: Mighty Mighty Bosstones. Ops, l’ho detto. Altri mischiano i generi combinando un macello. I VDS, se in studio possono lontanamente avvicinarsi ad un ibrido in cui lo Ska c’entra in qualche modo, va detto che dal vivo, sprizzano un’energia hardcore al 100% se non di più dove quel fresco venticello Ska scompare travolto da un uragano hardcore. Questa ardita metafora, non è un critica tout court, intendiamoci, ma se qualcuno fosse venuto con la speranza di vedere un concerto Ska-core, faceva meglio a mettersi il cuore in pace e rassegnarsi all’idea di un sano e brutale concerto hardcore. E comunque, chiunque sia venuto e ha mangiato il kebab, non si sarà sicuramente pentito della serata.

Io, spacciandomi per il redattore di un noto sito Ska, mi intrufolo dietro le quinte e mi godo il concerto tranquillamente.
Non chiedetemi che pezzi abbiano suonato perchè non sono un profondo conoscitore della band. So per certo che hanno attaccato con "Shoot the moon", pezzo che a me piace un sacco. Il pubblico risponde bene fin da subito e stage dives, cori e apprezzamenti vari si sprecano.
I VGS vengono dalla California del sud, e si vede. Innanzitutto alcuni di loro sono di chiare origini messicane, spesso tra un pezzo e l’altro parlano in spagnolo. Il look poi, è quello tipicamente chicano. Bermudoni lunghi neri, calze bianche e tatuaggi in quantità. Da noi farebbe molto tamarro, da loro un pò meno credo.
Il concerto dura parecchio, più di un’ora, quasi una e mezza. Davvero tanto se si considera l’energia ed il sudore profuso nell’esecuzione dei brani. E in questo il pubblico non è da meno, dimostrando una ottima conoscenza della discografia dei VGS, cantando ad ogni singolo pezzo.

Le canzoni.....in tutto una ventina abbondante e tratte un pò da ognuno dei loro album. Dai vecchi "dirty rats", "sin berguensa", "dog pile", "bossman", "revenge of the nerds" passando per la bellissima "charlie brown", "drunk tank", la mitica "human pinata" che trascina parecchia gente sul palco a cantare con i Casillas brothers, fino a "left for dead", forse il brano più Ska che abbiano fatto tra tutti i loro dischi, per arrivare ai pezzi più recenti degli ultimi dischi come "we’re back", "the devil made me do it", più un’altra dozzina di brani che non ho riconosciuto. A dire il vero ho dei dubbi anche su alcuni di quelli che ho elencato qui sopra.....
L’ossatura della band è la stessa da sempre, con i fratelli Casillas responsabili un pò di tutto quel che viene scritto e cantato. Sarà forse per questo che nel bene e nel male, da anni i VGS si sono costruiti un loro sound unico, forse troppo specifico, tanto da far risultare i loro dischi un pò troppo simili l’uno all’altro. Dunque, la voce gutturale di Frank, la chitarra di Eddie ed il basso di Jorge, con il supertatuato Jerry O’Neill alla batteria, danno ai VGS quella potenza che sul palco ricorda il passaggio di uno di quegli uragani che di tanto in tanto devastano ciò che trovano sul loro cammino.

Anche i fiati hanno dato un’ottima impressione. Tenere certi ritmi è da pazzi, ma una tromba ed un trombone sfruttati fino al limite da due valenti giovincelli hanno fatto la loro parte molto egregiamente. Purtroppo noto che l’ultima tendenza in fatto di Ska core è quella di privilegiare sezioni fiati minimali composte da tromba e trombone, escludendo il calore unico dato da un buon sax. Pazienza. Magari è solo una coincidenza.

Insomma, in conclusione mi son divertito. Mi è piaciuto. Alla larga i puristi dello Ska, bando alle raffinatezze, qui si fa musica essenziale, semplice e diretta e che trabocca di energia.
Voodoo Glow Skulls: per maratoneti e palati al vetriolo.


a cura di Antonio Crovetti

 



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