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Radici nel Cemento
Alle ore 13:30 del giorno dopo il concerto milanese i Radici nel Cemento, mi raggiungono nella sala riunioni della V2 (la casa di distribuzione di Occhio!). Manca solo il trombonista Andrea Pagani, già tornato a Roma.
I primi a varcare la soglia della stanza sono Adriano Bono (voce/cori, chitarra e flauto traverso) e Giorgio "Rastablanco" Spriano (voce/cori e chitarra), li seguono Giulio Ferrante (basso), Federico Re (percussioni), Leonardo Bono (dub, tecnico del suono che li ha seguiti da sotto il palco) Christian Stephan Simone (sax) e Vincenzo Caristia (batteria).
Per introdurre l’intervista comincio col far notare ai miei interlocutori che nella top 50 degli album più venduti al mondo, presente su una copia del Blillboard di febbraio appoggiata su un tavolo dei locali della V2, risulta che "the Dark Side Of the Moon" dei Pink Floyd ha la maggior permanenza con la bellezza di oltre 1.360 settimane e che l’unico album che gli tiene testa con oltre 750 settimane è "Legend" di Bob Marley, unica presenza reggae di tutta la rivista e di tutte le innumerevoli classifiche ivi riportate. Constatata la soddisfazione per tale primato (siamo tutti fan di Bob come dei Pink) comincio l’intervista.
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Radici nel Cemento sono in giro dal 1993, cos’è cambiato in tutti questi anni nella scena reggae italiana?
Giulio: Tantissimo, veramente tantissimo. La scena reggae italiana prima era ridotta veramente a 4 esemplari, i Pitura Freska a Venezia, gli Almamegretta a Napoli, gli Africa Unite a Torino…(all’elenco mancavano solo i pugliesi Sud Sound System n.d.i.) poi è successo questo fondamentalmente in questi dieci anni che i gruppi si sono moltiplicati, si assiste a gruppi che suonano dal roots al rocksteady allo ska e che fanno cose interessanti e anche che sperimentano.
C’è da dire che la cosa divertente e che tutto questo proliferare, se vogliamo, viene fuori da una spinta dal basso, è fuori dal cosiddetto "mainstream", non credo che sia collegato al dance hall alla Sean Paul…."
Giorgio: Sicuramente, anche perché Sean Paul è arrivato adesso, i Sud (Sound System) sono dieci anni che fanno ragga di tutto rispetto e di una certa qualità insomma.
Quali sono stati i vostri ispiratori?
Adriano: Musica reggae a 360° con tutte quante le varie ramificazioni, ma anche altri generi il punk, certamente anche lo ska e tante altre cose, come i Pink Floyd di cui parlavamo prima".
Giulio: Ognuno di noi ha le proprie influenze, c’è chi viene dal rock, il jazz il funk e per quanto riguarda i Pink Floyd, di cui dicevi all’inizio, a proposito di Dark Side Of The Moon conoscerai l’uscita di un paio di anni fa di The Dub Side Of The Moon, un disco che quando l’abbiamo scoperto tutti quanti noi ce lo siamo passati di corsa perché è veramente bello per quanto, di primo acchito, la psichedelia ed il reggae non sembrano conciliarsi parecchio.
A proposito di "tecnologia" del suono, cosa ne pensate del reggae digitale, tanto disprezzato da personaggi della musica tradizionale tipo Prince Buster?
Adriano: L’elettronica è una dimensione in più che può essere usata allo stato dell’arte e quindi arricchire le possibilità di qualsiasi gruppo, poi quando invece è elettronica fine a sé stessa, tecnologia fine a sé stessa, diventa una cosa fredda e, alle volte, controproducente. Ma se uno la sa usare e dosare è sicuramente una risorsa. Noi, da questo punto di vista siamo un po’ indietro, siamo molto legati al suono degli anni ’70…
Me ne sono accorto, oltre che dall’ascolto del CD, anche dal concerto di ieri, ecco, se devo fare una differenza tra voi e gli Africa Unite, devo dire che Bunna & C. sono diventati più tecnologici, i Radici Nel Cemento mi sono sembrati molto più legati al tradizionale…"
Bè, lì c’è Madaski che sta veramente all’avanguardia, loro sono tra quelli che sperimentano; no, noi stiamo abbastanza indietro e solo ultimamente abbiamo cercato di dedicarci a questo nuovo aspetto ma ci andiamo piano perché secondo noi è una cosa che "chi la tocca può anche rimanerci scottato" quindi, con prudenza ci avviciniamo perché bisogna anche un attimo aggiornarsi. Noi facciamo musica anni ’70, ci piace tantissimo, continueremo a farla però cerchiamo di guardare avanti."
Infatti, il vostro disco, da questo punto di vista, è piuttosto onnicomprensivo, c’è una strizzatina d’occhio alle sonorità ed al pubblico un po’ più "pop" se vogliamo, tipo "E’ la mia vita"…
Adriano, ridendo: Quella infatti è la sperimentazione più audace che c’è nel disco!
Non è, comunque, affatto male. Certamente è meglio di cose che si sentono in classifica oggidì e non ci vedo nulla di male anche perché penso che se un gruppo fa un disco lo fa anche perché possa essere ascoltato ed apprezzato da un pubblico sempre più vasto…Cosa ne pensate del successo che Sean Paul sta avendo con un ritmo uscito dagli studi di Joe Gibbs negli anni ’70?
Giorgio: Che i DJ che mettono questa musica dovrebbero spiegare che Sean Paul è uno bravissimo e molto in gamba che però si è appoggiato a qualche gigante (in termini discografici) perché "I’m still in love", chi la canticchia per strada, adesso magari immagina che sia una cosa di Paul e in realtà è una delle prime vere hit giamaicane.
Noi di SkabadiP, ed in particolare io, siamo un po’ degli oltranzisti dello ska, almeno tanto da ritenere che il reggae non è altro che una branca del blue beat ed ho notato che, se tra gli ’80 e la metà dei ’90 molto di rado i gruppi (giamaicani e non) inserivano nel loro repertorio lo ska, ora, invece, pare essere diventato un vero e proprio must, cos’è cambiato?
Vincenzo: Per quel che ci riguarda proprio perché le radici del reggae sono lo ska…
Non è semplicemente per appropriarsi di una fetta di mercato?
RNC, più o meno tutti insieme: Certo, anche i Morgan Heritage per esempio hanno fatto un brano ska e poi, sinceramente, fare solo esclusivamente reggae ai concerti si rischierebbe di far addormentare il pubblico, non si possono fare 2 ore con lo stesso ritmo e gli stessi tempi.
Sono d’accordo. Restando in tema di ska, qual è stato il primo brano ska in assoluto che avete suonato?
Adriano: Quando abbiamo suonato con Laurel Aitken per il tour nel quale gli abbiamo fatto da backin’band nel 1998.
Giorgio Rastablanco: No, veramente "Monkey Man" ben prima di suonare con Aitken.
Adriano: E’ vero!
Christian: Veramente, ancora prima è stato "Qui non c’è il mare" degli Statuto (risate generali).
Rastablanco: E poi abbiamo fatto la backin’ band nel ’98 per Aitken accompagnandolo per un paio di stagioni e di lì siamo stati proprio "infettati" dallo ska.
Giulio tiene a precisare: Comunque, la sterzata c’è stata dopo i concerti con Aitken ma anche prima "praticavamo" e già nel nostro disco del 1996 c’era un pezzo ska intitolato "Grandi Minacce" e, a livello di DNA l’abbiamo sempre avuto lo ska.
Bene, vi apprezzo ancora di più! Adesso volevo chiedervi qual’ è la canzone del vostro repertorio cui siete affezionati maggiormente.
Adriano: Per me è "Me ne voglio annà" perché è la canzone che forse durante i concerti suscita il maggior entusiasmo.
Christian: Per me è stata senz’altro "Alturas Dub", perché anche se non è un pezzo nostro è stata la prima traccia dei RNC ad essere mandata per radio."
Rastablanco: Per me, invece, è "Dedica" un brano che si trova sull’album "Alla Rovescia" che non è certo tra le più suonate o conosciute dei RNC e che è stata ispirata dalle vicende della Baraldini e ci sono particolarmente affezionato, perché ancor prima che uscisse le ho mandato una copia, lei era ancora in prigione negli Stati Uniti e successivamente quando è venuta in Italia ho saputo che la cassetta l’aveva ricevuta e le era piaciuta e sono anche andato a trovarla e mi ha ringraziato. Ripeto, non è tra le più suonate dai RNC ma ci sono affezionato per questo.
Quale è il musicista (famoso e non, italiano o straniero) con cui avete suonato o collaborato che vi ha colpito di più?
Rastablanco e Adriano: Laurel Aitken…
Vincenzo li corregge e tutti sembrano concordare: Sicuramente Alton Ellis…
Dal punto di vista umano o professionale?
Adriano, con sincero rispetto nella voce: Perché è un vero signore. Anche Laurel Aitken è una grandissima persona….
Vincenzo: Perché Alton Ellis arriva là ti dice due cose, mentre suoni, stai facendo una nota di troppo, un colpo di rullante in più, ti fa un segno con la mano, uno sguardo e sai cosa devi fare…forse è stato più formativo Aitken su come stare sul palco ma da questo punto di vista (quello puramente musicale, pare di capire) Alton Ellis è stato il massimo.
Leonardo: Io che li vedo da fuori devo dire che Alton Ellis ha fatto proprio da direttore d’orchestra.
Adriano: …e sempre con un sorriso…
Giorgio: E poi il concerto che abbiamo fatto con lui, è stato grande, l’abbiamo incontrato alle 23 della sera prima per fare le prove per il concerto che si sarebbe tenuto il giorno dopo, era tipo il SunSplash del 2000 ed eravamo emozionati ma è stato, forse, uno dei concerti meglio riusciti in assoluto ed abbiamo ricevuto i complimenti da tantissimi addetti ai lavori tipo Lampa Dread.
Mi pare di capire che siete stati soddisfatti da Ellis e da Aitken, chi è allora il musicista che per suonarci insieme vendereste l’anima al diavolo?
Adriano e Giorgio sono concordi: Burning Spear.
Vincenzo e Giulio anche: Horace Andy.
Christian aggiunge: Io che sono un sassofonista, anch’io senza dubbio Burning Spear.
E chi è la leggenda nella nostra musica?
RNC: Sarà banale ma per noi è Bob Marley.
Giorgio: Al secondo posto Lee Perry.
(e tutti concordiamo sull’influenza globale totale avuta dal dub giamaicano sulla musica)
Per finire, video e tour?
Adriano: Adesso facciamo il giro dei club al chiuso per il prossimo mese e poi si riparte col tour estivo, noi dal 1995 abbiamo fatto più di 500 concerti…per quanto riguarda il video, invece, stiamo realizzandone uno per il nuovo disco per aprile/maggio…
Quale è la traccia che spingete?
Adriano: "Ansai come me piace" ed anche se siamo molto soddisfatti di questo disco tengo a precisare che rimaniamo fondamentalmente una live band. Sul palco diamo il meglio, ci fa piacere che sentono il disco ci dicono che gli è piaciuto ma che dal vivo gli siamo piaciuti di più...
Oltre ai Radici Nel Cemento, cosa consigliereste di ascoltare ad un gruppo di giovani che volesse suonare la vostra stessa musica?
Adriano: Di ascoltare il più possibile.
Vincenzo: Di ascoltare anche tutti gli altri generi.
Saluto ufficiale ai fan di SkabadiP:
Adriano: A tutti i fan di Skabadip DATECI DENTRO!
Christian: Chikità chikità chikità!
Grazie regà.
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Sito Internet: www.radicinelcemento.it
27 Febbraio 2004
a cura di Sergio Rallo - foto di Marco Carloni
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