Skabadip is back

 

11 Novembre 2004

Desmond Dekker & The Aces (La Gabbia, Bassano del Grappa)


Come da accordi l'incontro era stato fissato per le 14:30.
Come da consuetudine il ritardo di un'ora e mezza c'è stato anche questa volta.
Caricata la Uno azzurra metallizzata, tenuta insieme dal nastro adesivo, eccoci pronti a sbrigare le ultime faccende prima della partenza. Imbottigliati nel traffico Jahno intirizzito dal freddo abitacolo Fiat decide di mettersi la giacca: "allora...dove ho messo la giacca.....la giacca, giacca.....gruccia...gruccia-armadio. Nooooo...l'ho lasciata nell'armadio!!! Dentro ci sono anche le cravatte, il lettore e il blocchetto per l'intervista".
Desmond con un serafico segno di compiacimento (azz..) asserisce che bisogna tornare indietro.
Ci dirigiamo verso casa con la gioia di chi è costretto a guardare lo speciale sul film Alex l'ariete in prima serata.
Rientrati in possesso della giacca gessata ereditata, i nostri validi rude boys si dirigono alla volta di Bassano del Grappa.
Tanta è l'emozione che si trova nella prima piazzola di sosta, un valido sostituto ai servizi igienici di un Autogrill. Si rientra in macchina e in quel mentre alla radio inizia il programma di un'ora e mezza di puro Northern Soul.
Cosa volere di più dalla vita?
La strada scorre veloce, ma la Uno non più di tanto.
Dopo 208 chilometri, ci rendiamo conto di aver lasciato la nostra uscita alle spalle. Desmond con un serafico segno di compiacimento (azz..) asserisce che bisogna tornare indietro.
Naturalmente se Jahno ha la ram piena, Desmond è noto per la sua bussola smagnetizzata.
Così invece di fare pochi km di tangenziale, scegliamo il dissestato percorso turistico attraverso paesini montagne, fiumi, dighe e piccoli ponti.
Insomma, verso le 21 siamo davanti alla Gabbia di Bassano del Grappa, locale stranamente circondato da strade che tuttavia non portano al locale.
Dopo altri 15 minuti riusciamo a parcheggiare in prossimità dell'ingresso.
Al parcheggio e fuori dalla porta d'ingresso vi sono capannelli di skin, modettes, adolescenti, padri di famiglia, veterani, insomma un parterre di tutto rispetto, molti dei quali si scaldano la voce con la birra e altri si riscaldano con la grappa locale.
Entriamo e subito risuonano vibrazioni reggae: l'atmosfera è quella giusta, quella dei grandi eventi.
Conosciamo un po' di gente con la scimmia del levare, dalla Germania a Sassari. Giunti nei camerini, ecco gli Stiliti. Conversando assieme scappa la domanda d’obbligo al cantante Paolo: "hai visto Mr.Dekker?".
Iniziamo a metter dischi a modo nostro, proponendo quei pezzi che hanno fatto il genere e mentre le casse diffondono gli anni 60 in levare, il proiettore trasmette sul telo bianco il video documentario "Studio One Story".
Dopo una mezz'ora salgono gli Stiliti.
Ottima band, ottimi suoni, gran repertorio, pessimo pubblico: la massa è totalmente catalizzata verso il prossimo artista.
Finiscono lo spettacolo con qualche pezzo in più.
Bravi.
Eccoci nuovamente in postazione con il nostro abito da gangster. Mettiamo qualche altro pezzone per far sgranchire le articolazioni a chi non ancora si era mosso.
Il pubblico sembra apprezzare a tal punto che in un rewind di Phoneix City original proposto da Dj D. per far posto ad una nuova versione più coinvolgente, c’è chi sbraita, ma appena capisce le intenzioni del Dj, s'infiamma e continua a ballare.
Nell'aria si percepisce l'evento, l'attesa per una prestazione unica.
Ci chiedono di sfumare perché la band è già presente sul palco ma coperta da un telone e si fa sentire accompagnando James Bond theme che sfumiamo con il cursore. Il tastierista si è appena svegliato.
Colpo di scena entra un rasta barbuto con pantaloni neri di pelle che invade il palco da sinistra, prende il microfono e...
Non ricordiamo, ci siamo trovati nella mischia a ballare, in visibilio per quell'uomo di colore mingherlino, che in passato nei primi ascolti di Get up Edina avevamo scambiato addirittura per una donna.
Eccolo lì che conquista palco e pubblico mangiando il microfono. È uno dei pochi cantanti original che conserva ancora una voce così definita.
Indossa una camicia bianca lucida con ricami rossi collettone anni '60 e frange da texano. Pantaloni di pelle nera ed il famoso basco a coronare un viso scavato.
La voce acuta e chiara a volte si scurisce, a volte diventa soul, a volte distorta. È uno in gamba Desmond, la sua verve è travolgente e non rispecchia affatto i suoi 62 anni suonati. Si agita, canta, strilla e sorride compiaciuto e quasi meravigliato del pubblico che canta a squarciagola dall'inizio alla fine.
I pezzi sono quelli storici, dal reggae di Sweet love alla versione rocksteady di 007 sino a una indiavolata versione ska del suo primo pezzo Honour your Father.
C'è spazio anche per una versione di The lion in the jungle e per un medley che parte da 007 mixata con Jamican ska tramite un'imitazione di Louis Armstrong per passare ad un'accenno di Simmer Down.
In chiusura Israelites e una impeccabile esecuzione di You can get it if you really want che lo vede scendere dal palco tra ali di folla mentre il gruppo si prolunga in soli che mostrano le doti tecniche dei singoli componenti.
Semplicemente fantastico.
Ritorniamo ai piatti con la gioia nel cuore e i venti minuti concessici dopo la prestazione volano. Appena la puntina smette di girare nel solco dell'ultimo nostro vinile della serata, ci fiondiamo in camerino.
Dopo aver atteso per un po', finalmente il "king of ska" è tutto per noi.

Entriamo nei camerini tappezzati con ritagli di giornale e seduti su un divanetto nero stavano seduti Mr.Dekker ed il corista rasta. Vicino a loro un piccolo tavolino con una torta e del vino. Ci presentiamo a lui che si porge subito cordiale nei nostri confronti. Eravamo lì a sfoggiare il nostro povero inglese scolastico per rubargli qualche parola, un sorriso mentre nella mente regnava il buio.
Ma il taccuino parlava chiaro;meno male che avevamo buttato giù tre domande, banali, ma almeno erano un punto di partenza.
- Bene Mr. Dekker, una domanda di rito: cosa ne pensa della scena musicale attuale, dall'avvento del reggae/ragga nei principali network musicali mondiali?
Penso sia davvero una cosa buona, nuovi cantanti, nuove idee, e bravi musicisti, sono loro che fanno la differenza.
- E cosa ci dice della scena Jamaicana?
Beh è sicuramente in un periodo positivo, molto meglio che in passato, con numerosi artisti in competizione tra loro, veramente una bella situazione.
- Abbiamo saputo delle cattive condizioni di salute di Laurel Aitken; in che rapporto siete con i cantanti originals come the Godfather, Alton Ellis, Derrick Morgan, Doreen Shaffer e gli atri...
Oh si Laurel sta meglio, ci sentiamo spesso, e ci incontriamo spesso anche con gli altri che hai citato: siamo una grande famiglia...
- E per il futuro c'è qualche progetto in ballo?
Progetti? Speriamo di fare un video musicale e un nuovo cd/dvd con il meglio di Desmond Dekker.
- Bene, bene...ma, il progetto con Dawn Penn...?
Dawn Penn? Oh beh lei è solo una bella ragazza, si davvero una bella ragazza [ridono, intanto si intona assieme il motivetto di No-No-No e scoppiano grasse risate. Foto di rito (alla rovescia) ed autografi.]
Jahno gli porge la copertina del vinile Desmond Dekker and the Ace - all the Hits and much more - (Trojan Records 1985), Dj Desmond facendogli autografare il booklet dell'Anthology (1963-1999) - Israelites con una foto di Mr.Dekker da giovane, sfoggia un irriproducibile perla di saggezza in lingua che fa scoppiare a ridere the King & socio.
Dopo aver salutato e ringraziato Eddy, il responsabile della Gabbia, ed i suoi collaboratori, con tanta gioia e altrettanta stanchezza ci rimettiamo in marcia verso Milano.
Durante il ritorno, sì signori, se qualcuno fosse stato seduto dietro di noi, tra le borse e le valige dei dischi, avrebbe avvertito lunghe pause di silenzio, ma le nostre teste erano riempite dalle note appena lasciate alle nostre spalle, dai cori trascinanti e dal ricordo indelebile del King.
Il sole offuscato del mattino successivo ci farà capire che un altro giorno è appena trascorso, che il nostro Treno aveva da poco sostato nella più importante stazione finora raggiunta e che avremmo dovuto spolverare i dischi in occasione della prossima.


a cura di Dj Desmond & Dj Jahno di Train to Skaville

 



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