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27 Marzo 1998
The Smarts (Ska-Jazz sui Navigli)
Immaginate un locale nascosto negli anfratti della zona Navigli a Milano. Immaginate di andarci con un’amica a cui avete detto che lo spettacolo sarà emozionante. Immaginate che, trovato a fatica il locale, l’unica porta da cui sembra si possa entrare sia sbarrata. A questo punto fate due cose:
o confessate umilmente la vostra défaillance all’amica che vi guarderà con compassione, o vi mettete a bussare sospetti pronunciando parole d’ordine tipo "Mi manda Capone".
Beh, io ho scelto la seconda strada. Non mi hanno aperto ma ho salvato la faccia. Forse.
E mentre costruisco questo grazioso siparietto l’amica trova una porta agibile. Bene, si entra. L’avevo detto che non potevamo essere così fessacchiotti da rimanere fuori...ma quanta fatica.
L’interno è losco, molto losco. Buio, pochi tavoli, una colonna centrale che rimpicciolisce ancora di più il poco spazio.
La gioia di un claustrofobico.
Se dovessi descrivere un’atmosfera hard-boiled, prenderei spunto dal Nidaba.
Saluto Sergio e tutti gli Smarts e comincio a pregustarmi il concerto. Il palco, minuscolo, è posto in un angolino. Le pareti dello stesso, l’unico punto da cui s’irradia una calda luce rossastra, sono tappezzate di manifesti jazz con nomi che incutono rispetto a prima vista, anche ad uno che di jazz è a digiuno tipo Gandhi.
Il concerto inizia.
Sergio, istrione come non mai, skankejazzeggia su e giù per il palco (ci vuole poco viste le dimensioni ridotte). Con fare smaliziato e ammiccante dà il meglio di se cantando splendide cover di brani originali 60s giamaicani, come Monkey Ska.
Gli Smarts sono in forma smagliante. Assoli di piano, virtuosismi del Maestro Finoli che fanno rabbrividire chi vorrebbe suonare il sax ma non ha mai suonato una nota.
Il pubblico si diverte, partecipa. Si va da Ska-jazz calipsici a rivisitazioni dell’originale One Step Beyod. Anche l’amica, vergine allo Ska, è entusiasta. E chi non lo sarebbe?
Gli Smarts amano il loro pubblico, lo vezzeggiano pure. Quando uno spettatore accenna ad uscire dal locale il Marson lo segue con la tromba. Ma non suona la tromba, questa è una sviolinata!
E il basso, non è solo un basso, ma è anche un contrabbasso...la chicca della serata.
Mentre Lele fotografa lo spettacolo con la sua camera digitale, unica concessione tecnologica ad un’atmosfera persa nel tempo, ci si aspetta che da un momento all’altro si avvicini al palco una sinuosa cantante nera, e che si metta a duettare con Sergio, schioccando le dita con fare sensuale.
Ma poi, chi uscirebbe più dal Nidaba?
a cura di Alessandro Melazzini e Lele
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