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Guy Kennaway - "Giamaica" - Mondadori, p. 245, L. 15.000
La Giamaica non è quel paradiso tropicale da cartolina che le agenzie pubblicitarie presentano a chi conosce solo uno o due successi pop-Reggae e la sogna come svago dalla vita cittadina. E non è neanche la terra promessa della libertà, del massimo rispetto e good vibrations che molti amanti europei della sua musica in levare vorrebbero credere. Probabilmente non è neanche quella dipinta in "Giamaica" di Guy Kennaway, ma questo libro, di sicuro, qualcosa di vero sulla "jamaican way of life" ce lo trasmette.
È la storia di "Cousins Cove", un posto che, fra l'altro, esiste veramente, dei suoi abitanti spiantati, perditempo e grandi millantatori.
A Cousins Cove tutto è disorganizzato, dai rapporti di famiglia alle stentate attività turistiche e perfino la vendita di droga è in mano a pasticcioni irrecuperabili. Ognuno a Cousins Cove ha un soprannome e una, molte, storie da raccontare e altrettante da ascoltare. Non importa se siano vere o fasulle, tutte sono divertenti e alcune fanno proprio sghignazzare.
Guy Kennaway, l'autore, ha passato parecchio tempo a documentarsi sull'isola prima di scrivere questo piccolo capolavoro. E si capisce. Fra la balla di uno e il rilancio dell'altro, fra una canna e un battibecco, capita infatti al lettore di sorprendersi per la nitidezza della scrittura e l'attenzione ai particolari, quelli che rendono il racconto più colorito e - è il caso di dirlo - credibile. Alla fine, l'impressione è che Kennaway quei cortili li abbia frequentati veramente in lungo e in largo, quelle Red Stripe calde se le sia proprio scolate, intento ad ascoltare i vari Vinton, Oneil, Babs, Maxwell, Jimmy Fairfax e Miss Citarra. E magari, sotto sotto, si è anche preso una sbandata per una di quelle splendide e manipolatrici "fagioline" locali.
Il bello del libro è il disincanto e l'ironia con cui smitizza varie figure comuni della Giamaica per stranieri. Non si salva nessuno, dai rasta ingenui ai poliziotti corrotti e i furfantelli burini, passando per i "pallidoni" figli di papà che vanno a fare gli alternativi sulla "Green Island", vivendo in qualche bella casetta comprata coi soldi del babbo. Ma si potrebbe anche dire che alla fine si salvano tutti, con una risata e senza troppo sforzo.
A Cousins Cove nessuno ha cura per gli attrezzi da lavoro: li si prende dove capita, li si usa più o meno bene e li si ributta per terra, a disposizione di qualcun altro che ci inciampi.
Fate così anche voi, con questo libro. Recuperatelo e, una volta letto, lasciatelo in giro. Se qualcun altro ci inciamperà, vedrete, ve ne sarà riconoscente.
a cura di Alessandro Melazzini
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