Skabadip is back

 
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Dr. Calypso - "Barbarossaplatz"  
(CD - Grover Records - Germania, 2000)


Barbarossaplatz è, che io sappia, il 3° album dei Dr. Calypso, gruppo leader dello ska spagnolo (Barcellona).
Considerato che il primo, Original Vol.1, è del ’93 ed il secondo, Toxic Sons, è del ’96 bisogna dire che i Dr. Calypso non sono particolarmente prolifici anche se, come dimostra questa loro prima uscita per la Grover, il loro lavoro è sempre di grande qualità.
Barbarossaplatz, infatti, è veramente un bel disco, pieno di musica (15 pezzi per quasi un’ora tonda di musica) e di idee interessanti.
In parte i Dr. Calypso cantano in inglese come nello ska trad. “Return", in parte in spagnolo come nel funky ska rock “Cort Circuit Neuronal".
I Dr. Calypso, sono (da sempre) a loro agio nel passare disinvoltamente dallo ska reggae “Tu Rostro", bello nonostante il solo di chitarra rock, all’apprezzatissimo slow ska strumentale dedicato a Tommy Mc Cook (Tribut A…); dalla ballabilissima soca di “El Vell Joe" allo ska accelerato con una melodia vocale da ska two tone 100% di “Modern Despot"; dallo ska jazz strumentale di eccellente fattura come “Cinecittà" al Funky – Soul di “She"; dal punky reggae/ragga tecnologico di “Por Favor" al delirante e divertente strumentale “Barbarossaplatz" che, a mio modesto avviso, dominato da un intrigante motivo di tastiera, è lo strumentale più bello e folle del disco.
Meritevole di nota, sono poi la cover di “Born To Be Alive" trasformata dai Dr. Calypso in un accattivante rocksteady sostenuto e lo strumentale in odore di improvvisazione “La Incredibile Traversìa De Puerto hurraco A La Cueva Del Dr. Freud" che, dietro il lunghissimo titolo, cela il brano più breve dell’album (2 e 10!) ed è caratterizzato da una saltellante tastiera che pare fare il verso al mitico tastierista dei Rudies Sonny Binns.
Acquisto più che consigliato sia per gli amanti del tradizionale che per i patiti del moderno.

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Calypso - "The Best Of..."  
(CD - Grover Records - Germania, 2004)


20 tracce bastano ed avanzano per dare un’idea del buonissimo Ska che la Top Band barcellonese dei Dr. Calypso ha saputo suonare e suona da dodici anni a questa parte.
Tutte e 20 originali, le canzoni di questo "Best Of…" determinano le ragioni del riconoscimento che i Dr. Calyspo hanno saputo raccogliere in lungo e in largo per l’Europa tra i fan dello Ska.
Mai monotoni, pieni di soul, con un gran gusto per le armonie vocali e per le elaborazioni di ritmi accattivanti, qua e là latineggianti e spesso jazzosi i Dr. Calypso sono da sempre tra le formazioni da me preferite (non solo per un fantastico concerto il giorno del mio compleanno qui a Milano una decina di anni fa e di cui ancora mantengo un vivissimo ricordo) e non è certo un caso.
Le uniche canzoni presenti in Best Of… che non conoscevo sono le cinque tratte dal loro ultimo album (che non ho e ne soffro!) "Mr Happiness" dell’anno scorso (2003) e sono gran belle sia quella che apre l’ascolto del CD intitolata "Let’s Try Again", sia la title track, l’early reggae "Mr Happiness", che la divertente "Music To Watch Girls By" uno ska two tone dall’atmosfera anni ’60.
La varietà della musica proposta dai Dr. Calypso comprende lo ska gradevolmente punkettoso di "Not Understanding" e di "Toxic" (canzoni entrambe tratte dall’omonimo album del 1996 "Toxic") e gli strumentali classici "Cinecittà" e "Tribut To Tommy" entrambi tratti dall’album "Soul Reggae Rocksteady Ska" del 1999 che, nella discografia dei Dr. Calypso, è quello che preferisco.
Altre canzoni sono tratte dal primo album "Original Vol.1" e la scelta per questa compilation non poteva ricadere che su "Slow Boat To Trinidad", "Pole Man" e "Magreb Ska" che di quel disco sono - ma che caso – tra quelle a me più gradite insieme a "Aquesta Nit" alla cui originale versione è stata preferita quella da vivo presente nel live "On Tour".
"Besto Of…" dei Dr. Calypso è veramente una bella raccolta consigliabile sia a chi già conosce, sia a chi non conosce affatto (poverino!) una delle migliori formazioni spagnole.

Sergio Rallo




 
 
 

Catch 22 - "Washed Up and Through the Ringer"
(CD - Victory Records Inc. - USA, 2001)


Mai ascoltati prima, gli americani Catch 22 propongono un Hard Core con qualche lontano accenno di Ska.
Tracce brevissime, velocissime e con strepiti di fiati alla maniera degli inflazionatissimi MMB è, grossomodo, quello che propongono i Catch 22, al loro terzo album con questo “Washed Up and Through the Ringer".
Alla quarta traccia, i Catch 22 sono alle prese con una cover di One Love di Marley in stile HC violento che potrebbe essere vista (meglio: ascoltata) da qualche integralista del sound caraibico come una vera e propria bestemmia! In realtà, atteso il genere, non è male.
In un totale di 15 tracce, il meglio dell’HC dei Catch 22 si esprime quando, ovviamente, sterzano anche solo di poco più verso lo Ska ed il pop, tipo in Leaving, Hard To Impress e American Pie (quest’ultima, chissà perché, duplicata in vesione dal vivo) rivelando così la loro natura di gruppo eminentemente melodico.
In parte registrato in differenti session in studio, in parte registrato dal vivo “W.Up and T. the Ringer" ha proprio in questo una pecca piuttosto vistosa essendo il suono delle tracce live molto diverso – in peggio – rispetto a quelle del resto del CD, rendendo l’album sgradevolmente disomogeneo.
Alla lunga i Catch 22 annoiano, nonostante la velocità dei ritmi, anche laddove propongono (traccia #14 No Love For the Rodie) Hip Hop bianco o scherzano col Metallo Pesante (ultima traccia di 40 secondi).
La traccia fantasma alla fine del CD è, poi, registrata peggio delle altre, forse sta in ciò la sorpresa.
Interessante per i patiti di HC e Punk Rock melodico e per chi gradisce Smash Mouth & C.. Astenersi patiti Ska/Reggae.

Sergio Rallo




 
 
 

Cedric Im Brooks - "A No Nut’n"  
(CD - Zema Enterprises Production - USA, 2001)


Soave e meditativo. Credo sia una buona descrizione generale del bellissimo, nuovo CD di Cedric Im Brooks dal titolo “A No Nut’N".
Dopo aver visto ed ascoltato Cedric Im Brooks in un magnifico live con gli Skatalites - in pienissima forma tutti - il 22 luglio scorso [2001] a Paderno mi sono goduto il suo riposante, ritmico sax non so quante volte per tutto il resto della passata stagione. Già, perché “A No Nut’n" è una gran bella collezione di rilassanti strumentali che comincia con uno Ska tra cool e dance dal titolo “My Sign", attraversa varie ritmiche tra reggae (“Since I Dont Have You") e rocksteady (“My Life"), sulle quali il Maestro Cedric veleggia con il suo fraseggio morbido e che porta sempre ad uno stato di rilassata tranquillità.
Meditativa al massimo e la traccia #5 “Diallo the Victim" dove il dub sembra avere la capacità di far risaltare la melodia coinvolgente di Cedric. La profonda pace che infonde “Diallo the Victim" viene spazzata via dall’allegrissima “Ja Waria (Wheels)", uno Ska saltellante da festa di paese al quale segue la traccia più affascinante di “A No Nut’N" e cioè il burru reggae “My People", con percussioni suonate dal Nostro e melodia di Sax che ti trasporta in mondi interiori che non ti saresti mai aspettato di trovare. Per me è il tipico brano “notturno" che vale l’intero disco.
Atmosfera leggera e vagamente anni ’60 nello Ska lento “Could You Love Me" in cui al sax di Brooks si somma un’ottima chitarra jazz e nella più moderna “Sunshine".
Cedric Brooks, ottimo musicista e compositore, rispolvera in chiave dance il classico di Bacharach “A House is Not A Home" e mi sorprende, infine, con la traccia che dà il titolo al disco che risulta essere quella ritmicamente più moderna e melodicamente più facile.
Conclude il disco un’altra cover “So Amazing".
Il sound di “A No Nut’n" è moderno, molto dance hall anche perché non è suonato da una vera e propria band ma da sole 3 persone, oltre a Brooks, Courtney Panton e Derrick Barnett, registrato e mixato da questi ultimi due.
Cedric Im Brooks conferma la sua statura di Sax leggendario della musica giamaicana.

Sergio Rallo




 
 
 

Cheech Skaos - "Bad Times"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2000)


Non ho mai saputo dell’esistenza di un gruppo "Ska" in Sicilia, nonostante io sia siciliano e nonostante sia andato ogni anno sull’isola più bella del Mediterraneo.
I Cheech Skaos, di Palermo, arrivano puntuali per farmi (in futuro) affermare che lo Ska pulsava in Trinacria fin dal secondo Millennio!
"Bad Times" è un demo CD con 6 tracce (una registrata dal vivo) di Ska al 100% che sorprende per vivacità e buone idee fin dalla prima traccia.
"Dancehall Fever", che apre il demo, è un veloce ska moderno da ballare tutto d’un fiato e del quale ho apprezzato molto la chitarra surf che ho trovato particolarmente azzeccata in un contesto ska.
Segue uno ska/reggae rilassante dal titolo "Black Panther" che ha un velo di piacevole nostalgia che lo pervade.
"Stay With Me" è uno ska abbastanza veloce di ispirazione decisamente americana ma che rivela qualche difficoltà ritmica del gruppo.
Meglio, senza ombra di dubbio, "We Are United" un brillante Ska inna traditional mood dal bel ritornello che ne fa il brano migliore di Bad Times.
Molto carina è poi la penultima traccia "Hold On Me Baby" che se mi deve ricordare per forza qualcosa mi fa venire in mente certi ska-swing dei Busters tedeschi, è infatti uno ska swingheggiante allegro e piacevole.
Si chiude Bad Times con una traccia dal vivo che coglie l’euforia sul palco dei Cheech Skaos con un velocissimo brano dal titolo "Wanted".
Ascoltato molto attentamente "Bad Times" rivela un buon gruppo dalle idee chiare e che, nonostante qualche imprecisione ( si veda per es.Stay With Me prima del solo di trombone), ha anche un buon tiro oltre che un dotato cantante dalla bella voce "Soul".
"Bad Times" rivela, anche, le difficoltà di trovare (non solo in Sicilia) tecnici dei mixer che capiscano qualcosa di Ska! Infatti, nonostante si possano apprezzare gli sforzi di chi ha registrato di dare un sound "SKA", è anche vero che ha ottenuto il risultato di far sembrare i fiati in sezione come prodotti da una tastiera, uccidendone (mi pare di capire) gli alti registri ma, per poche centinaia di mila lire, non si può ottenere di meglio. Bravi comunque.

Sergio Rallo




 
 
 

Cheech Skaos - "Cheech Skaos"  
(CD - Etnagigante - Italia, 2003)


I Cheech Skaos sono una formazione di cui mi ero già occupato recensendo un loro demo dal quale si intuivano buone idee e buone possibilità per il futuro della band che, con questo omonimo album etichettato Etnagigante/Goodfella, conferma appieno le mie profetiche impressioni di allora.
I Cheech Skaos propongono, infatti, una buona miscela di Ska moderno e tradizionale, caratterizzato da melodie che accennano allo ska-soul alla Casinò Royale e, quindi, ricco di fiati (Mr. Roy Paci non solo è il produttore di ‘sti picciotti, ma anche partecipa col suo ottone a 5 tracce su 11).
Spensierati e divertenti, i Cheech Skaos si propongono come gruppo “internazionale" e cantano, perciò, in inglese eccetto nel bel rocksteady dal titolo “Dimmi cos’è".
Votati alla danza, i Cheech Skaos si lanciano anche in Ska veloci come “Wanted" o più rilassanti tradizionali come “Please Forget" e si impegnano in una “L’isola dei Cantalupi" alla quale, pur essendo il pezzo decisamente “inflazionato" come cover (l’unica dell’album), la formazione siciliana rende decisamente giustizia.
Ottima, poi, la combinazione di Ska e chitarra surf (anche se il chitarrista non è Dick Dale) proposta nello Ska rock “Dance Hall Fever", combinazione che riterrei degna di ulteriore sviluppo soprattutto in considerazione delle meravigliose coste siciliane che ne sarebbero l’adeguata scenografia.
I Cheech Skaos propongono, inoltre, uno strumentale da sollazzo come lo swingoso e latineggiante “A Night For us" che chiude l’ascolto del CD ed anche brillanti ska soul come “Everyday" o “We Are United".
Precisi, con un bel sound luminoso e pulito, i Cheech Skaos, sono comunque fieramente e prevalentemente “ska" ma non disdegnano stacchi di buon reggae strumentale come quelli presenti all’interno di “Black Panther", anch’esso un valido Ska/soul.
La traccia preferita dal sottoscritto è, invece, il pregevole e velocissimo ska/r&b/swing intitolato “Hold On Me baby" che consiglio a chi si stia chiedendo cosa intendo quando scrivo che un pezzo è uno “ska/r&b/swing".
Per concludere, cito la parentesi sotto il titolo del primo pezzo (“L’Isola dei Cantalupi"): “dalla Sicilia con amore…" ed aggiungo “Skaaaaaaaaaaa!"

Sergio Rallo




 
 
 

Cherry Poppin' Daddies - "Zoot Suit Riot"  
(CD - Mojo Records - 1998)


Ascoltati alla radio e programmati su MTV con un vivace video in cui tutti sono in Super-Swing Style, questi CPD si collocano sulla stessa linea dei Big Bad Voodoo Daddy, band che avevo avuto il piacere di incontrare al cinema dov'ero andato a vedere "Swingers" (ma no, mica nella sala, erano nel film!!!) giusto un anno fa. Non sapevamo chi fossero ma c'erano piaciuti. Adesso, allo stesso modo ci sono piaciuti anche questi Cherry Poppin Daddies.
Il CD di cui si parla è una compilation con quattro inediti e, da quel che è dato sapere, suonano da prima del '90.
Si tratta, come dice il sottotitolo del disco, prevalentemente di Swing. Swing, RnB, Swing RnR, Swing-Jazz, e Swing Ska.
Più che nell'ambiente Ska, sono da inserire nell'alveo di quella "Cocktail Music" di cui fa parte il Jive e il resto di quell'eccellente musica suonata tra la fine dei '50 e i primi '60 da gente come Backarack, Sam Bufera, Richard Wess e interpretata da personaggi del calibro di Sinatra, Bobby Darin, Samy Davis jr etc…Oggi c'è gente che continua a suonarla, primo che mi viene in mente: Ray Gelato.
Tutto sta a dire che dei 12 pezzi del CD in discorso, l'unico veramente "Ska" è "Dr. Bones" (eccellente!) ma che il resto è Musica con la M maiuscola, come "Pink Elephant", "Here Comes The Snake", "Brown D. Jump", e la mia preferita in assoluto: "Ding Dong Daddy Of The D Car Line". Elegante.

Sergio Rallo




 
 
 

Chickenpox - "Approved by Chickenpox"  
(CD - Burning Heart - Svezia, 2000)


I Chickenpox, band svedese di notevole qualità, fin dal loro album di debutto del ‘96 (at Mickey Cohen’s Thursdaynight Pokergame) ci hanno abituati ad uno ska tosto e potente, con escursioni in reggae e rocksteady punkeggianti, che li piazza nella stessa tradizione di Specials e No Sports dei primi album.
Con il successivo, eclettico album dal titolo “Stay away from the windows" i Chickenpox hanno dato altra notevole prova delle loro capacità di trarre il meglio dalle ritmiche ska.
Ora, con “Approved By" i Chickenpox non deludono affatto le aspettative di chi già li conosce: la prima, brevissima trash/ska traccia dal titolo “Elevator" ne è la prova: fantasia ne hanno da vendere. Rilassante il passaggio nella successiva, melodica, “She comes smiling" uno ska dalle ritmiche perfette che si propone subito come una delle tracce più gradevoli dell’album.
La traccia successiva “Watcha gonna do about it" mi lascia un po’ perplesso perché, se non fosse per la voce, sembra in tutto e per tutto una traccia dei Liberator . La seguente “Things that belong to us" anch’essa punkeggiante e coralmente interpretata dai Chickenpox è uno ska veloce dal tipico accompagnamento ritmico di tastiera che me la fa piacere subito.
“Who is she dancing with now" è un triste reggae (che ci volete fare? Quella, la tipa, balla con qualcun altro!) in cui, ancora, è ottimo il lavoro di tastiera di Per Tornqvist.
Dopo lo ska veloce “The tale" c’è il reggae/ska “9 times out of 10" la traccia che mi è piaciuta di più di questo “Approved By".
Cattiva e dalle atmosfere cimiteriali è la traccia che segue dal titolo “Hunted", alla quale preferisco senza indugio, e per groove, e per melodia, “Stuck" il cui inizio non mi impedisce di pensare a “Lorraine".
Notevole il cattivo e “carico" reggae/ska dal titolo “Too Hard" in cui si può apprezzare appieno la potente ritmica dei Chickenpox.
Altra traccia che non può che richiamare i colleghi Liberator è la penultima di Approved By “What would you do?", mentre l’ultima, “Black Box", è un lento reggae strumentale governato dalla tastiera in continua ripetizione e dalla conclusione apparentemente tronca.
Che dire? Approved By SkabadiP!

Sergio Rallo




 
 
 

Chickenpox - "Stay Away From The Windows"  
(CD - Burning Heart - 1998)


Siccome gli svedesi ce li facciamo a due a due eccovi pure la recensione dei Chickenpox, secondo gruppo Ska svedese di cui si occupa la nostra sempre più frizzante Riddim Reviews.
Anche loro della scuderia Ska della Burning Heart sono prodotti in maniera eccellente e anche loro propongono uno Ska/Reggae molto moderno pure essendo inevitabile una strizzata d’occhio all’isola d’origine del ritmo. Influenze Punk mai troppo pesanti risultano piacevoli e sempre ben inserite all’orecchio anche di chi al Punk non è avvezzo. Suoni ricercati e atmosfere inquietanti come in "The Anthony Street Incident" e nella bellissima "Stricly Commercial" sono le caratteristiche principali dei Chickenpox, le cui radici culturali sono nello Ska cosiddetto Two-Tone, precisando che, qui a SkabadiP, una cosa che non amiamo è restringere in una definizione, che risulta sempre semplicistica e riduttiva, la musica di un gruppo.
Bello il booklet, che potrebbe andare bene anche per un gruppo Acid-jazz. D’altronde la 9a traccia, "Mr. Negative", di questo freschissimo "Stay Away From The Window" è un piacevolissimo Swing-Ska, da godersi davanti a un cocktail.
Consigliato a quelli a cui piace quella musica che viene sempre riduttivamente e semplicisticamente racchiusa nella definizione "Ska".

Sergio Rallo




 
 
 

The Chimney Sweepers - "What Do You Wake Up For?"  
(CD - Positive Crew Records - Italia, 2001)


Quello che potrete ascoltare sul primo CD dei Chimney Sweepers dal titolo “What Do You Wake Up For?" (“Che Ti Alzi A Fare?") è un calibrato misto tra Hard Core melodico e lo Ska Core velocissimo e rigido di gruppi come i M. M. Bosstones che, per quel che riguarda il disco di questo gruppo brianzolo, vede il culmine in brani come “Pretend To Be The Same" o “Superceo".
Nel CD si trovano abbondanza di chitarra distorta ma anche di melodie accattivanti accompagnate da cori e buone idee artistiche che, alle volte, richiamano “cugini" americani dei Chimney Sweepers presenti nelle classifiche.
“Not Only H.C.", brano ultrabreve dall’inizio H.C. e parte centrale Ska, seguito da “Slackers", che ha un impianto quasi totalmente H.C., la dicono lunga sulle possibilità future di questa formazione che dimostra di avere uno spirito creativo particolarmente vivace e possiede la peculiarità di farti apprezzare il genere H.C.
Certo, coi Chimney Sweepers, di ballare non se ne parla neppure, si poga, invece, ed alla grande anche dove sembrerebbe prevalere lo ska come nella brillante “Invisible Friend" uno dei brani che mi è piaciuto maggiormente.
Fiati onnipresenti senza alcuno spazio per assoli - che, comunque, nello Ska Core non hanno senso, - e la ottima interpretazione del cantante principale sono le altre 2 caratteristiche dei Chimney Sweepers che ho apprezzato ed io, si sa, eccetto la rara eccezione degli Shandon, era da tempo che non apprezzavo dello Ska Core. Bravi.

Sergio Rallo




 
 
 

The Cigarres - "Time Will Tell"  
(CD - Burning Heart Records - 2000)


Ecco un gruppo di giovani svedesi, mai sentiti prima d’ora. E anche stavolta, i paesi del nord Europa mi sorprendono per originalità e creatività artistica. Il disco mi lascia assolutamente esterrefatto e mi ritrovo a skankeggiare davanti al computer mentre ascolto e recensisco questo lavoro. E’ uno ska tendente al rocksteady molto Jamaica style, con una energia notevole, tanto che l’arrivo di tanto in tanto di qualche pezzo tendente al reggae viene accolto con un sospirone di sollievo e consente di recuperare le forze. Mi immagino cosa devono essere dal vivo.
Se non ci fosse scritto in giro che i ragazzoni in questione sono stati concepiti sopra un futon dell’ikea, uno è legittimato a pensare che si tratti di una band giamaicana.
I brani sono 13, più l’intro che dura 50 secondi e che se anche non ci fosse non farebbe differenza. È quello che c’è dopo che lascia a bocca aperta.
Si parte a mille con “Good over Evil" un rocksteady bello sparato alla Hepcat versione non soporifera, Intensified, Court Jester’s Crew , Dr. Ring Ding, con una voce che ricorda lo stesso peso massimo tedesco nella sua parlata giamaicana. Si prosegue con “We Nah Run", un ragga ska nel quale le citazioni a Babylon si sprecano. Ecco, la band è molto Reggae nei testi. Dio, il bene, il male, babylon, jah, nah, bih bah, montagne da scalare, l’amore...non mi è ben chiaro se dietro la band si nascondano gruppi di Boy Scouts o se piuttosto, fumi e vapori strani abbiano influito nelle liriche della band.
Ad ogni modo, tutto ciò è del tutto superfluo. E’ la musica che conta. Dal ragga ska di cui sopra si passa allo splendido rocksteady di “the love within". Noto che la particolarità della band sta nel comporre una musica sicuramente classificabile come rocksteady, cantata in stile reggae, quando non ragamuffin. A volte sta cosa mi spiazza. “Spread the word" vale l’album da sola, non fosse che lo stesso si può dire per almeno altre 3 o 4 canzoncine.
Un sano reggae di quelli coi controcrismi in “this freedom", ragamuffin leggermente troppo urlato in “the rest is yet to be told", e si arriva a “Black river" altro brano super, con una sezione fiati di tutto rispetto che fa tornare alla mente i primi Scofflaws, e con venature jazz che conferiscono al gruppo un grado di maturità inaspettato, considerato che si tratta del loro primo lavoro. Altro reggae massiccio in “queen of my life" e ancora rocksteady in “biggest reward". Bello. E’ un continuo alternarsi dei due generi, con una certa supremazia del sano vecchio rocksteady, per mia fortuna. “Memories" è un altro di quei brani che da soli valgono l’acquisto del cd, così come “Bashment" dalla ottima intro per pianoforte. Dopo di che, ancora reggae in “sunrise" e a chiudere un hip hop ragga dub dal titolo new day, sul quale ho resistito pochi secondi.
Senza alcuna riserva, è un disco da avere. Sul genere Hepcat, Intensified, insomma, rocksteady Giamaica style. Bravi, continuate così.

Antonio Crovetti




 
 
 

Clancy Eccles - "Feel The Rhythm"  
(CD - Jamaican Gold - 1997)


Io, questi della Jamaica Gold, li adoro. Stanno ristampando, là in Portogallo, rarissimo materiale. E se non fosse per quest’opera di ristampa sistematica dei più diversi autori, produttori, musicisti, che abbia sfornato la Giamaica, quello che conosco oggi riguardo la musica che mi fa impazzire, sarebbe molto ma molto meno.
Di Clancy Eccles per esempio, avevo tre raccolte e vari pezzi sparsi in compilation, che l’avevano fatto assurgere tra i miei artisti preferiti.
Quindi potete immaginarvi il mio prurito nel sapere quanta musica ha prodotto Clancy Eccles e nel ritenermi comunque escluso dal conoscerli per gli improponibili prezzi del mercato dell’usato.
Onore e gloria quindi alla Jamaica Gold per l’opera meritoria.
Il CD in questione contiene il passaggio da Ska a Reggae compiuto dall’artista, cantante e produttore, norchè sarto per i cantanti giamaicani più famosi. Non eri alla moda se non avevi indosso un vestito firmato Clancy Eccles!
Eccellente il brano "Costantinopoli", la title-track "Feel The Rhythm" viene indicata dallo stesso Clancy quale uno dei primissimi brani Reggae, cosa questa che, per un musicista che ha cantato anche uno dei primi pezzi Ska, non è niente male.
Fantastico il booklet dettagliatissimo, con foto, didascalie, intervista a Clancy Eccles, note su ognuno dei brani, elenco del personale completo dello studio e della house-band: i famosissimi Dynamites.
Una chicca: una "Fatty-Fatty", cavallo di battaglia del mitico Clancy, in una versione di più di 6 minuti con simulato (?) orgasmo di cicciona.

Sergio Rallo




 
 
 

Club 99 - "Life Skafari"  
(CD - Bodyglove - Italia, 2004)


"Life Skafari" è il nuovo interessante album dei Club 99 che racchiude una dozzina di canzoni e musiche fatte apposta per ribadire l’amore del gruppo ska di Bolzano per uno stile dai colori "two tone" e con cui palesemente cercano (riuscendoci) di non annoiare mai l’ascoltatore con brani tutti uguali, come spesso accade a giovani leve dello ska in Europa.
E, infatti, gli altoatesini Club 99 non sono più "giovani leve" dato che entrano, con lo scoccare del 2005 e sempre che non erri, nel loro sesto anno di vita. Circostanza che li qualifica a buon diritto tra le stabili realtà della Scena Ska italiana.
"Life Skafari" contiene un buon numero di tracce che mi sono piaciute tanto e subito come "Unity Ska" uno ska rock potente cantato in inglese, la traccia che dà il titolo all’album "Life Skafari" (uno ska lento e gradevole che funziona benissimo in ogni suo passaggio), "Blues Jeans" intitolata ad hoc dato che è una miscela tra ska/jazz e r&b garbato che ho trovato calda, abbellita da buoni assoli che si srotolano su di un convincente giro ritmico, lo strumentale "Tribute" non aggressivo e per nulla noioso pure essendo la traccia più lunga dell’album (sintomo che è piaciuta soprattutto a chi la suona) e che vanta una base "classica" contrapposta a "Skantinato Skandinavo", l’altro strumentale presente in "Life Skafari", molto più moderno e che vagheggia per stile i Mr. Review (grande il passaggio di chitarra) e, per finire, "Return Of Z dub", un notevole ska/dub con interessanti pretese (soddisfatte) da moderno dance hall (ottimo lavoro di tastiera). Questa traccia mi è piaciuta così tanto che consiglierei alla band di sondare più approfonditamente le possibilità date da uno stile come quello espresso da "Return Of Z Dub".
Ma ho trovato graziosissima anche "Serena", un tranquillo ska/spiritual veramente riuscito e coinvolgente, meno, invece, "Rude Boy" (anche se divertente e carica) e meno ancora la languida e sentimentale "L.D.L".
Apprezzo, comunque, sinceramente una formazione che ha anche l’autoironia di intitolare una canzone "Minchia Se Mi Fan Cagare i Club 99" anche se il testo contiene della (probabilmente meritata) cattiveria nei confronti di chi quel pensiero l’ha espresso. Bell’album.

Sergio Rallo




 
 
 

Club 99 - "Live"  
(Demo CD - Happy Man Records - Italia, 2000)


Sono 3 le tracce che i Club 99 di Bolzano mi mandano.
“Nebraska", “Skambio" e lo strumentale “Bolivia", come anche loro mi hanno anticipato nella cortese lettera di presentazione, non sono registrati un granché bene e si sentono tutte le incertezze della formazione, incertezze che spariscono facendo sempre più numerose prove e concerti.
Passando alla musica, i Club 99 sono un gruppo Two tone, ne cercano l’atmosfera, le ritmiche, anche quando fanno uno strumentale lo fanno più alla maniera Two tone che a quella tradizionale e le migliori idee le esprimono proprio nello strumentale. Mentre “Nebraska" e “Skambio" sono omologhe.
Il consiglio del Profeta (non solo ai Club 99) è di mettere mano al portafoglio e registrare qualcosa di più curato possibile da mandare ai locali ed alle agenzie per cercare concerti, dato che nessuno nei locali presta grande attenzione ad un disco di bassa qualità. Anche se ci sono idee.

Sergio Rallo




 
 
 

Club 99 - "Taxi Driver"  
(CD - autoprodotto - Italia, 2002)


Viva il Two Tone, verrebbe da dire al primo ascolto di “Taxi Driver” che è un album pieno di ska potente e tosto come quello tipico all’alba degli anni Ottanta.
I Club 99 si distinguono per i testi ironici come quelli, in italiano, di “Spacciatore di Cacao”, “il Circo di Liana” e “Skambio”. Ritmi coinvolgenti caratterizzano la prima e la terza.
Lo stile, per essere precisi, non si distacca quasi mai da un veloce ska con accenni di rock cantato, sia in italiano, come pure in inglese. In alcune il cantante mi piace parecchio, in altre meno.
In inglese, per esempio, sono cantate “Club 99” e la title track “Taxi Driver” che, però non è tra le mie preferite.
Da bravi ska men quali si dimostrano essere, i Club 99 si cimentano positivamente anche con un potente Ska-reggae-dub strumentale dal titolo “Z-Dub” la traccia che ho gradito di più.
La canzone che mi è piaciuta maggiormente di Taxi Driver, molto "tedesca", è stata "Streetlight" uno ska cattivo quanto basta.
I Club 99 confermano la necessità che ha ska di essere una musica anche strumentale con “Bolivia”, un pezzo dal giro di fiati semplice e coinvolgente.
Carina anche la penultima traccia “Spring” l’ultimo degli strumentali proposti dai Club 99 che ha una batteria ska ma non la chitarra ed un’atmosfera tra soul, jazz e beat.
Conclude l’ascolto di Taxi Driver una traccia dal vivo in cui i Club 99 skancheggiano velocemente e bene con “La Zanzara”, un tema a me caro visto che con gli Smarts avevo dedicato anch’io, nel ’95, “the Mosquito” al simpatico insetto tormento delle notti estive. Ne “La Zanzara” I Club 99 usano, senza effetto alcuno, lo spray; io invece, terminavo la canzone con un più ecologico spiaccicamento del ronzante a mezzo battito di mano. Volete mettere con Ozzie Osbourne?
I Club 99 sono un’altra divertente formazione da tenere d’occhio.

Sergio Rallo




 
 
 

The Cookoomackastick - "Live In Studio 1"  
(CD - autoprodotto - Italia, 199?)


Con 6 brani tutti cover, tendenti al rocksteady ed allo slow ska, si presentano a SkabadiP i Cookoomackastick che vantano tra le proprie fila ex Strike e dedicano il lavoro (in presa diretta) alla memoria dello scomparso Tiziano Ansaldi, prima di tutto un appassionato cultore del Ritmo, la cui invidiabile raccolta di dischi e conoscenze nel mondo dello ska l’avevano reso un "nome noto" nel nostro ambito. Irie!
Apre "Live in Studio 1" un classico di Lyn Taitt & the Jets/Comets, "Storm Warning", suonata dai C. con un piglio tradizionale non dissimile dall’originale.
"Crying Over You", se ritmicamente funziona bene, non mi soddisfa nel cantato: difficile confrontarsi con successo con la voce dei Charmers ed indugiando in lunghezza.
Migliore la successiva "Suspicious Mind", un bel rocksteady/soul con cori ed abbondanza di fiati e, meglio ancora, "Swing & Dine" altro classico del rocksteady piacevolmente rivisitato da questa numerosa band di Ferrara.
Mentre non mi piace "You’re no Good" del leggendario Jackie Opel come è stata riarrangiata Cookoomackastick, chiudono il loro demo con una ricercata cover di Marley, "Do You Remember" tirandone fuori una versione degna di nota e più "up beat" dell’originale.
Carina la copertina dove prevalgono i colori del gruppo: Nero, verde, giallo, rosso e bianco. Grandi potenzialità.

Sergio Rallo

 
 

The Cookoomackastick - "Rocksteady Vibrations"  
(CD - BZ Records - Italia, 2002)


“Entusiasmante" è il primo aggettivo che mi è balzato in mente al primissimo ascolto di “Rocksteady Vibrations", primo album dei ferraresi Cookoomackastick.
Autocelebrandomi nel mio ruolo di Prophet (ma solo di buona novella ska) potrei dire che un risultato del genere l’avevo pure previsto avendo, a suo tempo, concluso la recensione del primo demo di Marci Lee & Co. col giudizio “grandi potenzialità" e che oggi trova puntuale riscontro nell’abbondante, notevole CD che ho ascoltato con grande piacere.
“Rocksteady Vibrations" è un CD di cover di canzoni piuttosto famose e, proprio per questo, voglio subito precisare che non mi ricordo di un album di cover che abbia suscitato il mio incondizionato apprezzamento come ha fatto questo prodotto made in Italy. Non lo hanno fatto, per varie ragioni, gli UB40 con i loro famosissimi “Labour of Love", né i meno famosi Ocean 11 americani o i Bluebeaters di Palma!
Richiamandomi agli UB40 appena citati, posso dire che quello che hanno fatto i Cookoomackastick con “Rocksteady Vibrations" è un vero e proprio “labour of love" per lo ska-rocksteady, genere di cui il gruppo pare cogliere alla perfezione le primarie ispirazioni blues e soul. Quelle dei Cookoomackastick, infatti, non sono “copie" degli originali o, peggio, imitazioni ma bensì fini, notevoli reinterpretazioni di canzoni scelte con grande attenzione.
Stilosi riarrangiamenti dotati di un’immediatezza pari solo a quella degli originali caratterizzano tutti i brani di “Rocksteady Vibrations" a cominciare dai numerosi tributi ai Wailers “Hooligans", “Go Jimmy Go", “Soul Shakedown Party" e “Do You Remember" per continuare con canzoni con cui non è affatto facile confrontarsi con successo come le bellissime “Sailing On" e “Just Tell Me" (ci “sta dentro" pure il finale ragga!) dei Maytals od un classico dei carabi come “Island in the Sun" di Belafonte od una più ricercata “Go Away" di Opel. Quello che, in definitiva, ho apprezzato di più è che ogni canzone è veramente fatta propria dal numeroso gruppo ferrarese.
Mi piace, poi, che quando i Cookoomackastick affrontano una canzone come “Gipsy Woman" non li sfiora neppure per un istante di riproporre la versione di Slim Smith, bensì fanno un’effettiva cover dell’originale di Mayfield riservandole un trattamento degno della studio band di Lesile Kong. Quando, infine, si cimentano con gioielli del rocksteady come “Ba Ba Boom" dei Jamaicans o “Swing and Dine" dei Melodians o “Things Of The Past" di Phyllis Dillon, Cookoomackastick ne abbelliscono l’originale melodia (mai pedissequamente seguita) con nuovi giri di fiati, pennellate di chitarra e riffini di tastiera e piano che non appesantiscono affatto l’ascolto ma, al contrario, lo rendono immediato e caldo.
Se a tutto ciò aggiungete delle ottime voci (Mc Gozzu e Ale “Soulman"), un ispirato coro femminile (che interpreta con efficacia il citato rocksteady della Dillon), una ritmica precisa, dei solisti con un gran feeling per il ritmo, una spruzzata di toasting qua e là ed una registrazione pressoché impeccabile, capirete come mai il mio apprezzamento per i C. sia andato alle stelle e potrete capirlo anche voi aggiungendo “Rocksteady Vibrations" alla vostra raccolta come Io, “De Profet", consiglio.
Per appassionati di reggae tradizionale, di ska, di soul e r&b.

Sergio Rallo




 
 
 

Corey Dixon & The Zvooks - "Come And Go"  
(CD - Mad Butcher Records - Germania, 2001)


Devo ammettere che di questa formazione che viaggia tra New York e l’Illinois, non avevo mai sentito parlare, né ne avevo incontrato qualche brano in compilation recenti.
Decisamente morbidi e caratterizzati da melodie gentili, Corey Dixon & The Zvooks sono un bel gruppo che ha la caratteristica principale in melodie vocali piacevoli ed in ritmi decisamente rocksteady e reggae original. Non mancano percussioni, fiati qua e là, buon uso del dub.
“Runaway Love", “String Myself Along" e “Goodbye So Long" sono l’ottimo risultato delle accennate caratteristiche oltre che i primi tre brani di un CD che ne contiene 9.
Ma anche certo Ska/R&B come “Let Bygones Be Bygones" riesce bene a Corey Dixon, ricordando ogni tanto analoghi lavori degli Slackers.
Due gli unici brani Ska, uno, dal titolo “Jack Ruby", ha un solido impianto ritmico che pare neppure troppo liberamente ispirato da “Ska’s The Limit" dei Rude Boys inglesi, anche se il solo di chitarra dona al pezzo un’atmosfera completamente differente; l’altro è più un brano da balera, con una melodia non facilmente orecchiabile per l’arrangiamento volutamente cacofonico dal titolo “Gotta Be Kiddin".
Certamente una formazione da tenere sott’occhio soprattutto da parte dei patiti di Rocksteady.

Sergio Rallo




 
 
 

Court Jester’s Crew (CJC) - "Babylon Raus"  
(CD - Grover Records - Germania, 2002)


Vogliate scusare fin d’ora il tono retorico con cui apro questa recensione del nuovissimo album dei CJC “Babylon Raus" perché non è certo un caso che tutti i loro dischi fino ad oggi usciti sono uno migliore dell’altro.
Il primo, “Umbe", è stato uno dei più promettenti debutti degli anni Novanta; il secondo, “Too High For Low", ha dato prova della finezza raggiunta dal gruppo, apprezzabile sotto ogni aspetto; col terzo, “Jamboree", CJC si sono “limitati" ad accompagnare impeccabilmente Laurel Aitken in uno dei suoi migliori album mai registrati; ed ora, con “Babylon raus" CJC si attestano tra le migliori realtà dello ska nel mondo. Non esagero.
CJC fanno, infatti, sembrare tantissimi altri gruppi della scena come del tutto privi di originalità e noiosi. Babylon raus, infatti, contiene 15 tracce (una è una intro strumentale) di grande musica.
Impregnati di soul e brillante ragga, accompagnati da una sezione fiati che rasenta la perfezione, CJC sono imperniati su ritmi splendidamente originali ed abbelliti da cantati sempre piacevoli e mai scontati, CJC sprizzano energia positiva.
“We Let the Good Time Roll" è un bel rocksteady/ragga che, in versione CD singolo, è accompagnata pure da un simpatico video (oltre a presentarne 3 versioni diverse).
“What Could I Say" è un super soul reggae senza tempo (una versione completamente diversa si trova nel citato singolo), mentre “Divided We fall" è un meraviglioso latin soul ska dall’inizio imbarazzantemente bello per melodia vocale, fiati e contrappunto di tastiera che diventa, al primo ascolto, la mia traccia favorita.
Non meno interessante si rivela lo ska r&b di “Still Don’t Know" con un gran coro ed un bel ritornello gioioso che si trasforma direttamente nella successiva traccia, più tendente allo ska tradizionale, “Do You Think" che annovera tra le sue caratteristiche il solito accompagnamento di fiati che pare quello di una big band jazz.
CJC sono pieni di sorprese ed offrono ancora notevole reggae con “Why You Say" e “Longtime Now" in cui si possono apprezzare senza riserva le influenze giamaicane e le capacità tecniche dei musicisti della band, tra finezze ritmiche e soli incisivi che immancabilmente si riscontrano anche in “Eyes shut".
Il massimo, a mio insondabile ed insindacabile giudizio, CJC lo danno con “Touches of Silk", un reggae-rocksteady da urlo, mentre in “Why Why Why" mi ricordano un pochino gli Hepcat.
L’unico strumentale presente in Babylon raus, oltre alla breve introduzione, si intitola “Genève" ed è un perfetto tradizionale dalla melodia non particolarmente articolata.
Concludono l’ascolto di Babylon raus, lo ska “Free" ed il reggae-ragga “Love Letter" con il cui ultimo i CJC rendono nota la loro sorprendente capacità di cantare in patois omaggiando alcuni grandi della musica reggae.
I testi delle canzoni, piuttosto buoni e reperibili all’interno del libretto del curatissimo CD, incoraggiano ulteriormente il giudizio positivo che già avevo avuto modo di farmi sulle qualità dei CJC. Da avere.

Sergio Rallo




 
 
 

Court Jester’s Crew (CJC) - "Machinery"  
(45EP - Elmo/Grover - Germania, 2000)


"Big Big Big Respect" verrebbe da dire a questa promettente formazione tedesca, dopo l’ascolto del loro nuovo EP "Machinery".
Non esagero se dico che CJC si ripresentano al mio ascolto con brillanti idee musicali di notevole impatto, cominciando con la canzone che dà il titolo all’EP, un "Rocksteady/Ragga/Dub" che letteralmente sprizza good vibrations e per il riuscito dub, e per la linea di basso tanto semplice quanto efficace.
Sulla lato "B" altre 2 canzoni, una "Break Out", Rocksteady/Ragga dall’andamento sostenuto ed un buon tema vocale. Di tanto in tanto, il cantante dei CJC ricorda King Django degli Stubborn; l’altra è un "talking Ska" dal bell’inizio Soul che conferma CJC tra le migliori realtà musicali del Genere.
Un disco sicuramente arrapante anche per chi ama maggiormente Ragga, DJ o (poveretto lui!) l’Hip Hop.

Sergio Rallo




 
 
 

Court Jester’s Crew (CJC) - "Too High for Low"  
(CD - Grover/Elmo - Germania, 1999)


CJC sono presentati dalla Elmo come una delle nuove formazioni tedesche che stanno raccogliendo un notevole seguito in quelle lande.
Ad un primo banale ascolto, i CJC possono "suonare" come la risposta teutonica a gruppi statunitensi come Hepcat, New York Ska Jazz E., Stubborn Allstars, Articles e Suspect Bill (ai quali si avvicinano per complessità) etc., senonché, ascoltando "Too High For Low" con maggior attenzione, composizioni elaborate, efficaci e convincenti come il bello ska "Have You Seen My Girl" o "Big Boss" (una miscela, quest’ultimo pezzo, di ska e bossa-nova di notevole impatto), lo splendido reggae "Elevator Offbeat" e l’elaboratissima, indefinibile "Take I By The Hand" o, ancora, la "rootsy" "Angelika", dimostrano la brillante ed autonoma capacità creativa dei CJC, che riescono ad aggiungere altra ottima musica a quella che già conosco. Arrangiamenti tosti e non scontate melodie cantate gli ingredienti principali.
Notevoli, poi, le loro composizioni strumentali, "Double Engine" è un’occasione per CJC di darmi prova di estrema coordinazione e vivacità creativa nell’uso dei loro strumenti, "Feel The Spirit", parafrasando, lo Spirito lo fa sentire tutto, e si tratta di puro ska-jazz.
Di questo nuovo cd (non ho avuto il piacere di ascoltare il loro album di debutto) mi è piaciuto tantissimo "A Secret" (elegantissimo "soulful"rocksteady-ragga) traccia n.° 13 di un cd che ne ha un generoso numero (16) per un lusinghiero tempo d’ascolto (63 minuti!) di cui 5 e ½ sono della sorprendente "Spy World", seguita dall’inusuale strumentale "Dirks Lied" che, con l’ultima traccia "Good ‘n’ Morgan Horn", anch’essa uno strumentale, (soc)chiudono l’ascolto di questo impressionante e sofisticato "Too High For Low".

Sergio Rallo





 
 



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